2 ottobre 2012

Neonati rifiutati e idolatrati



Mi affascina sempre osservare i bambini appena nati, meraviglioso miracolo della continuazione della specie.
E a prescindere dai coinvolgimenti personali, che fanno di quel bambino un bambino unico e speciale nella relazione con l'adulto, ogni bambino che viene al mondo consegna con se stesso un piccolo capolavoro.

Purtroppo, però, non tutti i bambini che nascono trovano un ambiente che li attende e desidera.
Non è perciò raro che vengano abbandonati, anche già dalla nascita. E nei casi più drammatici, uccisi.

Sarebbe impossibile in questo contesto fare una disamina dei motivi che possono indurre una madre a uccidere il proprio bambino appena nato.
Sotto-cultura, impreparazione, povertà, solitudine, mancanza di risorse morali e materiali, fanno spesso da cornice a scelte così tragiche e irreversibili.
E segnalano comunque il fallimento di una società che non è stata capace in alcun modo di sostenere quella madre. Che non ha trovato nessuna soluzione, nessun appoggio personale e sociale, al punto di scegliere di liberarsi del suo bambino e rifiutarlo fino a ucciderlo.

A lato opposto di tanta umana disperazione, vedo anche frotte di nuove generazioni di bambini, agognati, venerati, idolatrati, da genitori che ne fanno perfino un bene di consumo, una continuazione del proprio sé, narciso e insaziabile di conferme.

Mi colpisce per esempio vedere dentro il sempre troppo citato Facebook, la metamorfosi dei profili d'identità di alcune donne. Che una volta divenute mamme, sostituiscono la propria foto con quella del bambino. Come se l'identità della donna fosse scomparsa, a favore (?) del piccolo nato.

Bambini e bambine moderni, principi e principesse di reami inesistenti, che quando verrà il momento di camminare nel mondo e di conoscerlo, resteranno molto delusi e impreparati ad affrontarlo.
Soffocati dalla realizzazione di desideri di famiglie che hanno fatto soltanto un lavoro ostinato e auto gratificante, al servizio del loro compiacimento, piuttosto che dei bambini, della loro crescita e costruzione d'identità.

Auspicherei la nascita di bambini accolti da famiglie consapevoli, che non li rifiutino, né maltrattino.
E dal versante opposto, non li riducano a bambolotti modellati all'altare del proprio narcisismo.
Sappiamo bene che l'equilibrio è il risultato di un lavoro continuo e costante, ma è proprio di questo che i più piccoli hanno bisogno: equilibrio, impegno, amore.

Approfondimenti:

Miller A., Il bambino inascoltato, Bollati Boringhieri. Torino. 1990.


Miller A., Il dramma del bambino dotato e la ricerca del vero sé, 
Bollati Boringhieri, Torino. 1996.

Bettelheim B., Un genitore quasi perfetto, Feltrinelli. Milano. 2002.

2 commenti:

  1. Tempi cupi. E ci sono studiosi che argomentano sia legittimo l'aborto post-natale, cioè uccidere un neonato...

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  2. Che sarebbe come tornare indietro al medioevo...
    Tempi cupi, sì. Ma voglio anche pensare a famiglie sempre più consapevoli e madri sempre più sostenute da reti affettive e sociali adeguate.
    Grazie del tuo commento!

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