21 ottobre 2013

La dignità e il coraggio di una sepoltura



I tristissimi e recenti fatti delle morti dei quasi quattrocento migranti, riemersi nelle coste di Lampedusa il 3 ottobre scorso, si sono intrecciati nella mia mente con quelli della morte a Roma del centenario Erich Priebke, ex capitano della Gestapo e delle SS.

Proprio oggi a San Leone (Agrigento), dopo che il governo aveva promesso dei funerali di Stato ai migranti morti, si celebra un rito commemorativo in ricordo degli stessi, che sono stati già sepolti e sparpagliati in numerosi cimiteri siciliani.

E la salma di Priebke vaga per il suolo italiano, dopo le sommosse sedate dalla polizia ad Albano Laziale, tra ex partigiani e gruppi neonazisti, con tanto di svastiche scolpite su teste vuote.

Che spettacolo desolante, che triste umanità senza memoria storica.



La stessa che dovrebbe ricordarci di tempi molto recenti, come quelli in cui i nostri nonni emigravano negli Stati Uniti, in cerca di lavoro e dignità.
E degli ebrei sterminati dai criminali nazisti.

L'avvocato di Priebke intanto ha annunciato che scriverà un libro (ne sentivamo proprio il bisogno) della sua vita col boia.
Non tanto lui, di cui è anche troppo facilmente intuibile la motivazione allo sforzo letterario... ma vorrei conoscere i (spero pochi) lettori che dedicheranno anche un'ora della loro vita all'acquisto e alla lettura di questo libro.

Se perfino i riti di passaggio, come la sepoltura, oggi non hanno più alcun senso, quale senso dare o ridare alla nostra vita, quando purtroppo è anche attraversata dalla malattia e inevitabilmente dalla morte?