30 dicembre 2013

L'anno nuovo


L'anno nuovo

Indovinami, indovino
tu che leggi nel destino:
l'anno nuovo come sarà?
Bello, brutto, o metà e metà?

Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo del lunedì
avrà sempre un martedì.

Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell'anno nuovo.
Per il resto anche quest'anno
sarà come gli uomini lo faranno".

(Gianni Rodari)





24 dicembre 2013

Natale

Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade.
Ho tanta stanchezza sulle spalle.
Lasciatemi così, come una cosa posata in un angolo e dimenticata.
Qui non si sente altro che il caldo buono.
Sto con le quattro capriole di fumo del focolare.
Giuseppe Ungaretti  (1916)

18 novembre 2013

Io non ho bisogno di denaro


Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti.

Di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori, detti pensieri,
di rose, dette presenze,
di sogni, che abitino gli alberi,
di canzoni che faccian danzar le statue,
di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti ...

Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e da colori nuovi.




Alda Merini.
Non ho bisogno di denaro. Terra d'Amore. 2003.

21 ottobre 2013

La dignità e il coraggio di una sepoltura



I tristissimi e recenti fatti delle morti dei quasi quattrocento migranti, riemersi nelle coste di Lampedusa il 3 ottobre scorso, si sono intrecciati nella mia mente con quelli della morte a Roma del centenario Erich Priebke, ex capitano della Gestapo e delle SS.

Proprio oggi a San Leone (Agrigento), dopo che il governo aveva promesso dei funerali di Stato ai migranti morti, si celebra un rito commemorativo in ricordo degli stessi, che sono stati già sepolti e sparpagliati in numerosi cimiteri siciliani.

E la salma di Priebke vaga per il suolo italiano, dopo le sommosse sedate dalla polizia ad Albano Laziale, tra ex partigiani e gruppi neonazisti, con tanto di svastiche scolpite su teste vuote.

Che spettacolo desolante, che triste umanità senza memoria storica.



La stessa che dovrebbe ricordarci di tempi molto recenti, come quelli in cui i nostri nonni emigravano negli Stati Uniti, in cerca di lavoro e dignità.
E degli ebrei sterminati dai criminali nazisti.

L'avvocato di Priebke intanto ha annunciato che scriverà un libro (ne sentivamo proprio il bisogno) della sua vita col boia.
Non tanto lui, di cui è anche troppo facilmente intuibile la motivazione allo sforzo letterario... ma vorrei conoscere i (spero pochi) lettori che dedicheranno anche un'ora della loro vita all'acquisto e alla lettura di questo libro.

Se perfino i riti di passaggio, come la sepoltura, oggi non hanno più alcun senso, quale senso dare o ridare alla nostra vita, quando purtroppo è anche attraversata dalla malattia e inevitabilmente dalla morte?

9 settembre 2013

Tornati dalle ferie: e adesso....?


"...l'estate sta finendo e un anno se va.... sto diventando grande, e questo non mi va...."

Faceva più o meno così il versetto di una canzone molto in voga in un'estate della metà degli anni ottanta.

Da sempre celebrata come lo spazio elettivo della felicità, del relax e del divertimento, l'estate porta con sè i suoi ricordi (belli o meno belli...) e al suo termine ci riporta nel quotidiano di un autunno ormai alle porte.
Lontani i tempi in cui ero bambina e nei quali la villeggiatura durava fino alla riapertura delle scuole (per chi è degli anni sessanta, in Sicilia le scuole riaprivano il primo di ottobre!!!)

Per la stragrande maggioranza di noi, anche qualche giorno di vacanza oggi è già una bella fortuna.
Il problema è che quei pochi giorni di vacanza vengono caricati (dopo un anno di lavoro) di aspettative forse troppo irrealistiche. Come se si potessero realizzare tutti insieme, i desideri e le speranze costruite dietro un anno di fatica ad aspettarle. Nel migliore dei casi ci siamo divertiti e rilassati: abbiamo goduto di una buona compagnia e potuto fare quello che più ci piace, in luoghi ameni e confortevoli.

E se non è andata proprio così....?

A tutti è capitato almeno una volta nella vita di aver fatto (o perfino subito?) delle vacanze insoddisfacenti, pur avendo investito tempo e denaro (e speranze) che però non ci hanno ripagato come credevamo.
E tornati in città, al lavoro e alle fatiche di sempre, ci sentiamo più stanchi e stressati che prima di partire....

E allora che fare?!?

Innanzitutto direi che serve riorganizzare il tempo quotidiano. La casa, i figli, l'imminente apertura delle scuole, l'ufficio: piccoli piani giornalieri per riportare (quasi) tutto al livello di funzionamento consueto.
Anche qui senza esagerare e con aspettative misurate ai bisogni di ognuno.
Magari agli uomini potrà far piacere sistemare la cantina, l'auto o il garage.
E alle donne un appuntamento per taglio e colore dal parrucchiere a volte funzionano meglio di un ansiolitico :-)
Tornare alla nostra regolare alimentazione, fare un poco di attività fisica, riposare bene: sono tutte cose che ci aiuteranno a riavviare le nostre attività abituali.
Magari approfittando di qualche residuo finesettimana di sole per consolarci ancora un pochino.

E riconciliarci anche con un'estate andata così così....

Approfondimenti:

Zani B., Cicognani C., Le vie del benessere: eventi di vita e strategie di coping. Carocci Editore, Roma. 1999.




8 agosto 2013

Ascolta come mi batte forte il tuo cuore


Poteva accadere.
Doveva accadere.
E' accaduto prima. Dopo.
Più vicino. Più lontano.
E' accaduto non a te.
Ti sei salvato perché eri il primo.
Ti sei salvato perché eri l’ultimo.
Perché da solo. Perché la gente.
Perché a sinistra. Perché a destra.
Perché la pioggia. Perché un’ombra.
Perché splendeva il sole.
Per fortuna là c’era un bosco.
Per fortuna non c’erano alberi.
Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno,
un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.
Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio.
In seguito a, poiché, eppure, malgrado.
Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,
a un passo, a un pelo
da una coincidenza.
Dunque ci sei? Dritto dall’animo ancora socchiuso?
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì? Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.





(Ogni caso, Wisława Szymborska, 1972)

7 agosto 2013

Cercavo te nelle stelle



Cercavo te nelle stelle
quando le interrogavo bambino.
Ho chiesto te alle montagne,
ma non mi diedero che poche volte
solitudine e breve pace.
Perché mancavi, nelle lunghe sere
meditai la bestemmia insensata
che il mondo era uno sbaglio di Dio,
io uno sbaglio del mondo.
E quando, davanti alla morte,
ho gridato di no da ogni fibra,
che non avevo ancora finito,
che troppo ancora dovevo fare,
era perché mi stavi davanti,
tu con me accanto, come oggi avviene,
un uomo una donna sotto il sole.
Sono tornato perché c’eri tu.




11 febbraio 1946

Primo Levi

(da Ad ora incerta; la poesia è dedicata a Lucia Morpurgo, compagna di tutta la sua vita, che Primo Levi sposerà l’anno dopo)

6 agosto 2013

21 luglio 2013

18 luglio 2013

Pregiudizi


"L'omosessualità è contro natura.

Ma anche camminare sull’acqua, morire e risorgere, moltiplicare il cibo e rimanere incinta da vergine".



(Davide La Rosa)

17 luglio 2013

Sulla speranza


"È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito.

È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttare via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto.

Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c’è un nuovo inizio".


(Antoine de Saint Exupery - Il Piccolo Principe, 1943)

22 giugno 2013

Fare psicoterapia oggi




"Il mio scomodo punto di vista è che siamo confusi consciamente e controllati inconsciamente".

(Incontro con Glen O. Gabbard, "Psicoterapia psicodinamica: dalla teoria alla pratica".
Hotel Nettuno, Catania, 19/06/2013)

Sono molte le riflessioni scaturite dal recente incontro catanese con il famoso e illustre dr. Gabbard.
E' sempre molto strano poter parlare vis-à-vis con i grandi maestri di cui abbiamo studiato i libri: bello ed emozionante. Come tutti i veri grandi che non hanno bisogno di dimostrare un bel nulla, figlio della sua cultura statunitense, il dr. Gabbard ha parlato di cose serie e difficili con spontanea chiarezza e semplicità. Perfino leggerezza. Accorciando così in modo esemplare la distanza tra sé e il pubblico presente.

Non è questo il contesto per ripercorrere gli importanti passi teorici sottolineati da Gabbard (Relazioni Oggettuali-Psicologia dell'Io-Psicologia del Sé) ma vorrei dare rilievo ad alcuni passaggi che trovo molto importanti e condivisibili nella pratica clinica.

Molto risalto è stato dato all'umanizzazione della relazione clinica: "Quando non sai cosa fare, quando non capisci, sii umano". Che è come dire che se i nostri pazienti sono arrivati fino a noi, è soprattutto per incontrare un terapeuta "umano" che li accolga e non un "accademico" che parla a se stesso e al proprio bisogno di conferme.
E proprio in relazione al bisogno di conferme teoriche del terapeuta, è stata data molta importanza al fatto di non sentirsi troppo innamorati delle proprie premesse epistemologiche.
Che vuol dire che se sono uno psicoanalista posso agilmente capire e parlare di cognitivismo; se sono uno psicoterapeuta familiare-sistemico relazionale, posso utilizzare premesse psicoanalitiche con grande giovamento per la mia pratica clinica; oppure se sono un cognitivista, posso trovare utilissime le teorie della cibernetica e della complessità nel mio dialogo col paziente. E così via.

Utilizzare modelli che siano aperti, flessibili e disponibili soprattutto a intercettare il bisogno umano del paziente, senza mai trascurare l'etica e il senso di responsabilità della relazione, alla quale la sofferenza dei pazienti dovrebbe continuamente riportarci come una calamita.

Un ascolto attivo, non medicale, nella piena libertà di essere dentro la relazione con tutta la ricchezza del nostro patrimonio umano e con lo sforzo continuo di abbandonare il bisogno narcisistico di aver confermato (dai nostri pazienti!) che le nostre premesse teoriche sono migliori di quelle del collega...
Ascoltare-ascoltare-ascoltare: perché i pazienti sono i più competenti.
Sono quelli che conoscono la loro propria storia meglio di chiunque altro.

Fare psicoterapia oggi non come esercizio di un mestiere con la puzza sotto il naso, ma per risalire scomodamente (oserei dire follemente) alla radice dell'incontro umano: come diceva già il grandissimo Bion, "fatta di due persone spaventate", paziente e terapeuta, per l'appunto.

Mi dispiace solo di aver dimenticato a casa il mio caro e vecchio manualone verde per l'autografo... ma sarà per la prossima volta!

Approfondimenti:


Bianciardi M., Galvez Sanchez F., Psicoterapia come etica. Condizione post moderna e responsabilità clinica. Antigone Edizioni. Torino. 2012.

Bion W.R. (1974), Seminari brasiliani, in Bion W.R. (1976), Il cambiamento catastrofico, trad. it. Loescher. Torino. 1981.

Gabbard Glenn O., Psichiatria psicodinamica. Raffaello Cortina Editore. Milano. 1995.

13 giugno 2013

Caducità




Come son pesanti i giorni,
a nessun fuoco posso riscaldarmi,
non mi ride ormai nessun sole,
tutto è vuoto,
tutto è freddo e senza pietà,
ed anche le care limpide stelle
mi guardano senza conforto,
da quando ho appreso nel mio cuore,
che anche l'amore può morire.


Federico Garcia Lorca.

Ma non è forse questa caducità dell'amore che c'imprigiona e che ce lo rende sempre così ricercato, nonostante le inevitabili delusioni?

12 maggio 2013

Viva la mamma!

Edipo Relitto

W. Allen, New York Stories, USA, 1989.


In omaggio a tutte le mamme, soprattutto a quelle che non pensano di essere così ;-)

2 maggio 2013

18 aprile 2013

Punti di vista



"Lo psichiatra è un tizio che vi fa un sacco di domande costose che vostra moglie vi fa gratis".

(W. Allen)

15 aprile 2013

L'esattezza


"Nel rendere conto della densità e continuità del mondo che ci circonda, il linguaggio si rivela lacunoso, frammentario, dice sempre qualcosa in meno rispetto alla totalità dell'esperibile".

(Calvino I., Lezioni Americane. Sei proposte per il nuovo millennio. Garzanti, Milano, 1988).

12 aprile 2013

Come un invito al movimento



[...] the nature of meaning, pattern, redundancy, information and like, depend upon where we sit [...] the only possible source of new patterns is noise [...]

[...] la natura del significato, del modello, della ridondanza, dell'informazione e simili, dipende dalla posizione [...] l'unica fonte possibile di nuovi modelli è il rumore [...]



(G. Bateson)

Un invito a cambiare posizione, a guardare il mondo da un altro punto di vista, disponibili ad accogliere (e non a rifiutare) il rumore che può provenire dal cambiamento ... o il cambiamento che può provenire dal rumore. Cambiare posizione in maniera ricorsiva, nella spirale che senza un prima e un dopo, riflette i flussi e le ridondanze della conoscenza. Aperti all'esplorazione, alle cadute, agli errori: come risorsa preziosa per la creazioni di nuovi modi di stare al mondo e di viverne l'esperienza.

Approfondimenti:


Bateson G., Verso un'ecologia della mente. Adelphi, Milano. 1977.

Bateson G., Mente e natura. Adelphi, Milano. 1984.

8 aprile 2013

Attaccamento



"L'esperienza di affetto è il germoglio da cui finalmente la mentalizzazione può svilupparsi".

La capacità di mentalizzazione riguarda la capacità di vedere se stessi e le altre persone in termini di stati mentali (sentimenti, convinzioni, intenzioni e desideri) e di pensare ai propri e altrui comportamenti in termini di stati mentali, attraverso un processo che viene normalmente definito riflessione.

La capacità riflessiva (o mentalizzazione) è la concezione che l'individuo ha dei sentimenti, delle attitudini, delle speranze, delle intenzioni e delle modalità di comprensione dell'altro.

La mentalizzazione avviene attraverso l'esperienza che il bambino fa di quanto i propri stati mentali siano stati capiti e pensati grazie a intenzioni cariche di affetto con il genitore.

Uno sguardo tranquillo, un sorriso, un tono di voce adeguato comunicano che 'sappiamo' quanto sta accadendo e che soprattutto ne teniamo sotto controllo gli effetti.

In questo modo le esperienze angosciose del bambino possono diventare tollerabili e l'esperienza (relazionale, emotiva e sensoriale) viene dotata di senso.

Il genitore (o il caregiver) che non riesce a pensare all'esperienza mentale del bambino, priva quest'ultimo della base per lo sviluppo di un coerente e integrato senso del Sé.

La mentalizzazione è un'attività: è vedere se stessi dal di fuori e gli altri dal di dentro.

E' avere la mente dell'altro nella mia mente.

Approfondimenti:

Fonagy P., Targhet M., Attaccamento e funzione riflessiva, Raffaello Cortina. Milano, 2001.


7 aprile 2013

Archetipi



"Gli archetipi sono come i letti dei fiumi abbandonati dall'acqua, che però possono nuovamente accoglierla dopo un certo tempo. Un archetipo è simile a una gola di montagna in cui la corrente della vita si sia lungamente riversata: quanto più ha scavato questo letto, quanto più ha conservato questa direzione, tanto più è probabile che, presto o tardi, essa vi ritorni".

(C. G. Jung, Aspetti del dramma contemporaneo, 1945)

22 marzo 2013

Se il pensiero di giovinezza è rimpianto

Aprile


Il ciliegio, venuto dopo gran fuga d'anni al nonagesimo suo, fu sradicato e messo in tavole.
E dette tavole, dopo stagionatura assai, piallate.
E infine commesse in una scansia.
Ora egli guarda l'Omero e il Plato, l'Orazio e il Dante.
Ma se il destino gli riconducesse una sola delle trasvolate ore del tempo, ei si rifarebbe al suo colle, a far zuffa coi venti d'Aprile.

Questa buona favola del buonissimo abate Zanella ne adduce: che al comune degli uomini, e dei ciliegi, il pensiero di giovinezza è rimpianto...



Carlo Emilio Gadda, Il primo libro delle favole.
Milano, Garzanti, 1976.


Se il pensiero di giovinezza è rimpianto (potrebbe non esserlo?) una maturità piena e consapevole è un privilegio cui attingere a piene mani. Ogni giorno.
La giovinezza e i suoi ricordi potranno essere sempre conservati in un cassetto della memoria, da aprire ogni tanto, con cautela .... ;-)

18 marzo 2013

Amore o libertà?

Proverbio


"L'acidduzzu 'nta aggia: o canta p'amuri o canta pi raggia"

(L'uccellino nella gabbia: o canta per amore, o canta per rabbia)
...un bell'invito alla libertà, che (forse) solo l'amore può contenere nelle sue complesse maglie...

10 marzo 2013

alba


"Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte".


(K. Gibran, Sabbia e spuma, 1926).

8 marzo 2013

Ballata delle donne



Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.

Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.

Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.

Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.

Femmina penso, se penso l'umano
la mia compagna, ti prendo per mano.


(Edoardo Sanguineti, Il gatto lupesco, poesie 1982-2001.
Feltrinelli, Milano, 2002).

7 marzo 2013

Primavera


Già sulle rive dello Xanto ritornano i cavalli,
gli uccelli di palude scendono dal cielo,
dalle cime dei monti
si libera azzurra fredda l'acqua e la vite
fiorisce e la verde canna spunta.

Già nelle valli risuonano
canti di primavera.

(Alceo, trad. Salvatore Quasimodo)
S. Quasimodo, Lirici greci.

26 febbraio 2013

Le cose - Elogio dell'ombra



Le monete, il bastone, il portachiavi,
la pronta serratura, i tardi appunti
che non potranno leggere i miei scarsi
giorni, le carte da gioco e gli scacchi,
un libro e tra le pagine appassite
la viola, monumento di una sera
di certo inobliabile e obliata,
il rosso specchio a occidente in cui arde
illusoria un'aurora. Quante cose,
atlanti, lime, soglie, coppe, chiodi,
ci servono come taciti schiavi,
senza sguardo, stranamente segrete!
Dureranno in più in là del nostro oblio;
non sapran mai che ce ne siamo andati.

(Elogio de la sombra - Poemas de Jorge Luis Borges, 1969).

Di quante cose è fatta la nostra vita?
E di quante abbiamo veramente bisogno?
Esse spesso ci parlano di noi.
Della loro (e nostra) futile esistenza, segnano il passo.
Celebrano di quale e quanta vacuità potremmo fare a meno.
Se solo riuscissimo ad accettare la finitezza del nostro cammino.

20 febbraio 2013

I disegni dell'immaginazione



"Tutto può accadere, tutto è possibile e verosimile. Il tempo e lo spazio non esistono. Su una base insignificante di realtà, l'immaginazione fila e tesse i suoi disegni".

(1983, Fanny e Alexander. I. Bergman).

18 febbraio 2013

Amore e desiderio

"Io ti ho amato, Andrè, e non saprei immaginare come si possa amare di più. Avevo una vita che mi rendeva felice, e ho lasciato che andasse in pezzi per stare con te. Non ti ho amato per noia, o per solitudine, o per capriccio. Ti ho amato perché il desiderio di te era più forte di qualsiasi felicità".

(Alessandro Baricco, Oceano Mare. Rizzoli, 1993).

9 febbraio 2013

Melanconia e umorismo

La leggerezza

"[...] è la gravità senza peso, dalla quale traspare la connessione tra melanconia e umorismo; la melanconia è la tristezza diventata leggerezza e l'umorismo è il comico che ha perso pesantezza corporea e ha messo in dubbio l'Io, il mondo e tutta la rete di relazioni che li costituiscono".


(Calvino I., Lezioni Americane. Sei proposte per il nuovo millennio. Garzanti, Milano, 1988).

A questo concetto potremmo far riferimento, ogni qual volta siamo alle prese con un compito da portare a termine e che vorremmo alleggerito da quel di più che lo aggrava.

28 gennaio 2013

Felicità vs. infelicità?

"La realtà è quella che la facciamo essere".



In questi nostri tempi occidentali così permeati di narcisismo, al punto che l'ultima edizione del DSM V ha tolto il disturbo narcisistico e quello istrionico dalle classificazioni (argomento che da solo merita un post a parte) essere felici sembra essere diventato un dovere sociale.

La morte è stata bandita, e rappresenta il vero e solo tabù rimasto. Così pure il senso del limite. Tutto è lecito pur di raggiungere una felicità, a qualsiasi costo.
La Corona's story è un esempio di rara volgarità a uso e consumo corrente, emblematicamente rispecchiante questi stili di vita (vita?).

Dunque la felicità non rappresenta più un territorio da conquistare, se pur brevemente, ma una condizione data come scontata, di cui impossessarsi a vita.

Sappiamo però tutti che le cose non vanno proprio così...

Passate le feste e i rituali propositi d'inizio anno (farò, dirò, non farò, non dirò) le valigie dei buoni propositi sono già state riposte nel solito camerino di sempre, ma i conti con la felicità non tornano come al solito?!

Forse più utile sarebbe un buon proposito che è un po' un compromesso, concetto che ingiustamente viene troppo scarsamente considerato.

Se essere felici sempre non è possibile, un obiettivo potrebbe essere quello di evitare l'infelicità.
Di evitare le solite tappe d'insuccesso certo, dove però riusciamo a imbatterci sempre e senza sapere nemmeno come.

Pensiamo per esempio a relazioni asfittiche, (d'amicizia, d'amore) tenute insieme da stampelle legate solo alla paura della solitudine, dal timore permanente del rischio, che chiude il pensiero al nuovo e lo priva di ogni spinta evolutiva.

Stati di lieve o grave sofferenza psichica dettati spesso da un sorta di pigrizia senza fine, accidia improduttiva, esito di consolazioni blande a sopportare le cose come stanno.

Ecco che proprio questa normale infelicità può essere il nemico da contrastare, per aspirare a una vita nuova e rinnovata senza finte certezze, finte relazioni, finti legami, capaci soltanto di rendere grigi i nostri orizzonti.





Con l'ausilio di un maggior utilizzo di strategie di coping (modalità di adattamento con cui si fronteggiano le situazioni stressanti) attive.

Qualsiasi sia la nostra età. Qualsiasi siano stati i nostri fallimenti fino a oggi.


Approfondimenti:

Ceruti M., Il vincolo e la possibilità. Feltrinelli, Milano, 1986.

Lazarus, R.S., Averill, J.R. and Opton, E.M. (1974). The psychology of
coping: issues of reserch and assesment.
In Coelho, G.V., Hamburg, D.A.
and Adams, J.E. (Eds.) Coping and Adaptation, Basic Books, New York.

Oliverio Ferraris A., Psicologia della paura. Bollati Boringhieri,
Torino, 1998.

Watzlawick P., Il linguaggio del cambiamento. Elementi di Comunicazione Terapeutica. Feltrinelli, Milano, 1980.

Zani B., Cicognani C., Le vie del benessere: eventi di vita e strategie di coping. Carocci Editore, Roma. 1999.






20 gennaio 2013

Futuro Silenzio Niente


Le tre parole più strane

Quando pronuncio la parola Futuro,
la prima sillaba va già nel passato.

Quando pronuncio la parola Silenzio,
lo distruggo.

Quando pronuncio la parola Niente,
creo qualcosa che non entra in alcun nulla.


(Wislawa Szymborska, Attimo, 2002).

15 gennaio 2013

Amicizia

Gennaio





"Gennaio è il mese in cui porgiamo agli amici i nostri auguri, e gli altri mesi quelli in cui gli auguri non si avverano".


(G. C. Lichtenberg).

10 gennaio 2013

Svanire

Portami il girasole




Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.

Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.

Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.


(Montale E., Ossi di Seppia, 1925).

9 gennaio 2013

Destino

GEORGE GRAY



Molte volte ho studiato 
la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con le vele ammainate, in un porto. 
In realtà non è questa la mia destinazione
ma la mia vita.
Perché l'amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
l'ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino, 
dovunque spingano la barca.

Dare un senso alla vita può condurre a follia
ma una vita senza senso è la tortura
dell'inquietudine e del vano desiderio -
è una barca che anela al mare eppure lo teme.

(Lee Master E., Antologia di Spoon River. Einaudi. Torino. 1974).

6 gennaio 2013

Lutto amoroso



Per quanto io lo rovini, il lutto dell'immagine (dell'amato) mi rende angosciato; ma dall'altro lato, per quanto io riesca a dargli buon esito, esso mi rende triste. Se l'esilio dell'Immaginario è la via obbligata per giungere alla "guarigione", allora bisogna convenire che il progresso è triste. Questa tristezza non è una malinconia - o è almeno una malinconia incompleta (niente affatto clinica), giacché non mi rimprovero niente e non sono prostrato. La mia tristezza appartiene a quella frangia della malinconia in cui la perdita dell'essere amato resta astratta. Qui, la perdita è doppia: non posso neppure investire la mia infelicità, come quando soffrivo per il fatto di essere innamorato. Allora, io desideravo, sognavo, lottavo; un bene prezioso era dinanzi a me, semplicemente ritardato, il suo possesso era ostacolato da alcuni contrattempi. Adesso non c'è più niente; tutto è calmo, e questo è peggio. Sebbene sia giustificato da un'economia - l'immagine muore affinché io viva -, il lutto amoroso ha sempre uno strascico; una frase viene ripetuta in continuazione: "Che peccato!". 

(Freud S., in Barthes R. Frammenti di un discorso amoroso. Einaudi, Torino. 1979).