29 dicembre 2015

quanti anni ho, io?


Ho l’età in cui le cose si osservano con più calma, ma con l’intento di continuare a crescere.

Ho gli anni in cui si cominciano ad accarezzare i sogni con le dita e le illusioni diventano speranza.

Ho gli anni in cui l’amore, a volte, è una folle vampata, ansiosa di consumarsi nel fuoco di una passione attesa.

E altre volte, è un angolo di pace, come un tramonto sulla spiaggia.

Quanti anni ho, io? Non ho bisogno di segnarli con un numero, perché i miei desideri avverati, le lacrime versate lungo il cammino al vedere le mie illusioni infrante valgono molto più di questo.

Che importa se compio venti, quaranta o sessant'anni!
Quel che importa è l’età che sento.




Ho gli anni che mi servono per vivere libero e senza paure.
Per continuare senza timore il mio cammino, perché porto con me l’esperienza acquisita e la forza dei miei sogni.

Quanti anni ho, io? A chi importa!
Ho gli anni che servono per abbandonare la paura e fare ciò che voglio e sento. 




José Saramago

15 dicembre 2015

Gli uomini migliorano con gli anni


Sono logoro di sogni;
Un tritone di marmo, roso dalle intemperie
Tra i flutti;
E tutto il giorno guardo
La bellezza di questa signora
Come avessi trovato in un libro
Una bellezza dipinta,
Lieto d'aver riempito gli occhi
O l'orecchio sapiente,
Felice d'essere saggio e non altro,
Perché gli uomini migliorano con gli anni;


Eppure, eppure,
E' un mio sogno questo, o è la verità?
Oh, ci fossimo incontrati
Quando avevo la mia ardente giovinezza!
Ma io invecchio tra i sogni,
Un tritone di marmo, roso dalle intemperie
Tra i flutti.




WILLIAM BUTLER YEATS

11 dicembre 2015

Ritorna ogni anno


Ritorna ogni anno, arriva puntuale
con il suo sacco Babbo Natale:
nel vecchio sacco ogni anno trovi
tesori vecchi e tesori nuovi.

C’è l’orsacchiotto giallo di stoffa,
che ballonzola con aria goffa;
c’e’ il cavalluccio di cartapesta
che galoppa e scrolla la testa;
e in fondo al sacco, tra noci e confetti,
la bambolina che strizza gli occhietti.

Ma Babbo Natale sa che adesso
anche ai giocattoli piace il progresso:
al giorno d’oggi le bambole han fretta,
vanno in auto o in bicicletta.
Nel vecchio sacco pieno di doni
ci sono ogni anno nuove invenzioni.

Io del progresso non mi lamento
anzi, vi dico, ne son contento.



Gianni Rodari

28 novembre 2015

Ritratto di donna


Deve essere a scelta.
Cambiare, purché niente cambi.
È facile, impossibile, difficile, ne vale la pena.

Ha gli occhi, se occorre, ora azzurri, ora grigi,
neri, allegri, senza motivo pieni di lacrime.

Dorme con lui come la prima venuta, l'unica al mondo.
Gli darà quattro figli, nessuno, uno.
Ingenua, ma ottima consigliera.
Debole, ma sosterrà.

Non ha la testa sulle spalle, però l'avrà.
Legge Jaspers e le riviste femminili.
Non sa a che serva questa vite, e costruirà un ponte.

Giovane, come al solito giovane, sempre ancora giovane.
Tiene nelle mani un passero con l'ala spezzata,
soldi suoi per un viaggio lungo e lontano,
una mezzaluna, un impacco e un bicchierino di vodka.

Dove è che corre, non sarà stanca?
Ma no, solo un poco, molto, non importa.
O lo ama o si è intestardita.
Nel bene, nel male, e per l'amor del cielo!




Wislawa Szymborska

25 novembre 2015

Giornata Mondiale Contro la Violenza sulle Donne

Oggi 25 novembre è la Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne, che fu istituita dall'Onu nel 1999.
Per tener vivo un argomento purtroppo sempre tragicamente attuale, le parole di una grandissima scrittrice parigina:
“Nessuno è di fronte alle donne più arrogante, aggressivo e sdegnoso dell'uomo malsicuro della propria virilità.”

(Simone de Beauvoir)

11 novembre 2015

San Martino

San Martino

La nebbia agli irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
urla e biancheggia il mare;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir dè tini
Va l'aspro odor de i vini
L'anime a rallegrar.
Gira sù ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l'uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d'uccelli neri,
Com'esuli pensieri,
Nel vespero migrar.




Giosuè Carducci - Rime Nuove 1861

27 ottobre 2015

e persistere nel non sapere qualcosa d'importante


«E almeno per una volta inciampare su una pietra, bagnarsi in qualche pioggia, perdere le chiavi tra l’erba, e seguire con gli occhi una scintilla di vento; e persistere nel non sapere qualcosa d’importante».




Wislawa Szymborska

13 ottobre 2015

CONGEDO DEL VIAGGIATORE CERIMONIOSO




Amici, credo che sia
meglio per me cominciare
a tirar giù la valigia.
Anche se non so bene l'ora
d'arrivo, e neppure
conosca quali stazioni
precedano la mia,
sicuri segni mi dicono,
da quanto m'è giunto all'orecchio
di questi luoghi, ch'io
vi dovrò presto lasciare.
Vogliatemi perdonare
quel po' di disturbo che reco.
Con voi sono stato lieto
dalla partenza, e molto
vi sono grato, credetemi
per l'ottima compagnia.
Ancora vorrei conversare
a lungo con voi. Ma sia.
Il luogo del trasferimento
lo ignoro. Sento
però che vi dovrò ricordare
spesso, nella nuova sede,
mentre il mio occhio già vede
dal finestrino, oltre il fumo
umido del nebbione
che ci avvolge, rosso
il disco della mia stazione.


Chiedo congedo a voi
senza potervi nascondere,
lieve, una costernazione.
Era così bello parlare
insieme, seduti di fronte:
così bello confondere
i volti (fumare,
scambiandoci le sigarette),
e tutto quel raccontare
di noi (quell'inventare
facile, nel dire agli altri),
fino a poter confessare
quanto, anche messi alle strette
mai avremmo osato un istante
(per sbaglio) confidare.
(Scusate. E una valigia pesante
anche se non contiene gran che:
tanto ch'io mi domando perché
l'ho recata, e quale
aiuto mi potrà dare
poi, quando l'avrò con me.
Ma pur la debbo portare,
non fosse che per seguire l'uso.
Lasciatemi, vi prego, passare.
Ecco. Ora ch'essa è
nel corridoio, mi sento
più sciolto. Vogliate scusare.)
Dicevo, ch'era bello stare
insieme. Chiacchierare.
Abbiamo avuto qualche
diverbio, è naturale.
Ci siamo - ed è normale
anche questo – odiati
su più d'un punto, e frenati
soltanto per cortesia.
Ma, cos'importa. Sia
come sia, torno
a dirvi, e di cuore, grazie
per l'ottima compagnia.
Congedo a lei, dottore,
e alla sua faconda dottrina.
Congedo a te, ragazzina
smilza, e al tuo lieve afrore
di ricreatorio e di prato
sul volto, la cui tinta
mite è sì lieve spinta.
Congedo, o militare
(o marinaio! In terra
come in cielo ed in mare)
alla pace e alla guerra.
Ed anche a lei, sacerdote,
congedo, che m'ha chiesto se io
(scherzava!) ho avuto in dote
di credere al vero Dio.
Congedo alla sapienza
e congedo all'amore.
Congedo anche alla religione.
Ormai sono a destinazione.
Ora che più forte sento
stridere il freno, vi lascio
davvero, amici. Addio.
Di questo, sono certo: io
son giunto alla disperazione
calma, senza sgomento.
Scendo. Buon proseguimento.



(Giorgio Caproni, in Congedo, 1965)


24 settembre 2015

il dolore è passato


Il dolore è passato. La vita lo ha trasformato in qualcos'altro; dopo averlo provato, dopo aver singhiozzato, lo si nasconde agli occhi del mondo come una mummia da custodire nel padiglione funerario dei ricordi.
Passa anche il dolore provocato dall’amore, non credere.
Rimane il lutto, una specie di cerimonia ufficiale della memoria.
Il dolore era altro: era urlo animalesco, anche quando stava in silenzio. E’ così che urlano le bestie selvatiche quando non comprendono qualcosa nel mondo – la luce delle stelle o gli odori estranei – e cominciano ad avere paura e ululare.
Il lutto è già un dare senso, una ragione e una pratica. Ma il dolore un giorno si trasforma, la vanità e il risentimento insiti nella mancanza si prosciugano al fuoco purgatoriale della sofferenza, e rimane il ricordo, che può essere maneggiato, addomesticato, riposto da qualche parte. E’ quel che accade ad ogni idea e passione umane.




"Il gabbiano", Adelphi 2011 - Sandor Marai

2 settembre 2015

Ricordando Oliver Sacks

Oliver Sacks scriveva a febbraio, rivelando, dalle colonne del New York Times, di trovarsi nelle fasi terminali della malattia:

«Non posso fingere di non avere paura. La mia attuale sensazione predominante, però, è di gratitudine.
Ho amato e sono stato amato. Mi è stato dato tanto e qualcosa ho restituito. Ho letto e viaggiato e pensato e scritto. Ho avuto una relazione col mondo, quella speciale relazione tra scrittori e lettori. Soprattutto, sono stato un essere senziente, un animale pensante di questo splendido Pianeta, ed è stato un enorme privilegio e un'immensa avventura».



Oliver Sacks, neurologo e scrittore britannico
Londra 9 luglio 1933 - New York 30 agosto 2015.

31 agosto 2015

un giardino segreto



Non dire tutto ciò che sai; non credere a tutto ciò che ascolti; non fare tutto ciò che puoi. 
Mantieni dentro di te un giardino segreto.



Alejandro Jodorowsky

(Nella foto: tramonto a Scauri - Pantelleria)




31 luglio 2015

Vacanze per tutti




Filastrocca vola e va
del bambino rimasto in città.

Chi va al mare ha vita serena
e fa castelli con la rena,
chi va ai monti fa le scalate
e prende la doccia delle cascate...

E chi quattrini non ne ha?
Solo resta in città:
si sdraia al sole sul marciapiede,
se non c’è un vigile che lo vede,
e i suoi battelli sottomarini
fanno vela nei tombini.

Quando divento Presidente
faccio un decreto a tutta la gente:
- Ordinanza numero uno:
in città non resta nessuno;
ordinanza che viene poi,
tutti al mare, paghiamo noi;
inoltre le Alpi e gli Appennini
sono donati a tutti i bambini.

Chi non rispetta il decreto
va in prigione difilato.




(Gianni Rodari)

10 luglio 2015

Io di più non posso darti


Io di più non posso darti.
Non sono che quello che sono.

Ah, come vorrei essere
sabbia, sole, in estate!
Che tu ti distendessi
riposata a riposare.

Che andando via tu mi lasciassi
il tuo corpo, impronta tenera,
tiepida, indimenticabile.

E che con te se ne andasse
sopra di te, il mio bacio lento:
colore,
dalla nuca al tallone,
bruno.

Ah, come vorrei essere
vetro, tessuto, legno,
che conserva il suo colore
qui, il suo profumo qui,
ed è nato tremila chilometri lontano!

Essere
la materia che ti piace,
che tocchi tutti i giorni,
che vedi ormai senza guardare
intorno a te, le cose:
collana, profumi, seta antica -
di cui se senti la mancanza
domandi: Ah, ma dov'è?

Ah, come vorrei essere
un'allegria fra tutte,
una sola,
l'allegria della tua allegria!

Un amore, un solo amore:
l'amore di cui tu ti innamorassi.
Ma non sono che quello che sono.




Pedro Salinas
da "La voce a te dovuta" 1979

30 giugno 2015

Girasole


Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.





Eugenio Montale

23 giugno 2015

Sei donna di marine

Sei donna di marine,
donna che apre riviere.
L'aria delle mattine
bianche è la tua aria
di sale - e sono vele
al vento, sono bandiere
spiegate a bordo l'ampie
vesti tue così chiare.




Giorgio Caproni

6 giugno 2015

Quando sarai vecchia




Quando sarai vecchia e grigia e pieno di sonno avrai il capo

A tentennare presso il fuoco, togli questo libro,

Leggilo con cura, e sogna il tenero sguardo

Che i tuoi occhi ebbero una volta, sogna anche le loro ombre fonde;

E come tanti amarono i tuoi momenti di grazia felice

E amarono la tua bellezza con falso o vero amore;

Ma uno solo amò in te la tua anima errante

E amò le pene del tuo mutevole volto;

E curva sui ceppi che rimandano il loro bagliore,

Mormora pure, un po’ triste, come Amore si volse in fuga,

E oltrepassò i monti

E nascose il suo volto in una miriade di stelle.




William B. Yeats (1891)

23 maggio 2015

Giovanni Falcone


Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.




Ricordando Giovanni Falcone: Palermo 18 maggio 1939 - 
Palermo 23 maggio 1992

22 maggio 2015

I poeti lavorano di notte







I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.

I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.

Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.




Alda Merini

18 maggio 2015

Maggio


Al bel tempo di maggio le serate
si fanno lunghe; e all'odore del fieno
che la strada, dal fondo, scalda in pieno
lume di luna, le allegre cantate
dall’osterie lontane, e le risate
dei giovani in amore, ad un sereno
spazio aprono porte e petto. 

Ameno mese di maggio! 

E come alle folate
calde dall'erba risollevi i prati
ilari di chiarore, alle briose
tue arie, sopra i volti illuminati
a nuovo, una speranza di grandiose
notti più umane scalda i delicati
occhi, ed il sangue, alle giovani spose.




Giorgio Caproni


9 maggio 2015

oggetti placcati sulla mensola degli argenti


Cadde tanto in basso nella mia considerazione
che lo udii battere in terra
e andare a pezzi sulle pietre
in fondo alla mia mente.




Ma rimproverai la sorte che lo abbatté meno 
di quanto denunciai me stessa,
per aver tenuto oggetti placcati
sulla mensola degli argenti.





Emily Dickinson

29 aprile 2015

Vorrei sapessi


Mi piacerebbe esserci mentre ti asciughi le guance,
mentre abbassi la testa
ed io sono lì,
in piedi,
ma non serve più.

Per una volta nella vita assistere
a qualcosa di inutile,
qualcosa che dovrebbe essere crudele
per il piacere di esserlo.

Vorrei costringerti di me
e vorrei sapessi che sono vivo e malgrado tutto,
che sarebbe bastato essere più umani
oppure nascondersi meglio.




Louis-Ferdinand Celine

13 aprile 2015

Innamorato, dunque, innamorato


Innamorato d’una, innamorato
per tutti i balli da maggio a settembre,
per tutti i balli di lunga luna,
col grammofono sghembo su due pietre,
e una guancia bruna che s’accalda
e si difende dietro la duna…

Ce n’è voluto di favole e versi,
e frodi di guerra malvagia!
Andavano le amiche sottobraccio,
serie e bambine sul filo di spiaggia:
due cosí serie per una che rise,
guastandosi una ciocca con le dita.

Un nastro rosso caduto nel mare
cerco e non trovo da quella volta,
e una canzone che nessuno ascolta
mi s’è messa nel capo a cantare,
e sulla sabbia non scrivo che un volto:
innamorato, dunque, innamorato…





Gesualdo Bufalino

da "La festa breve", in "Gesualdo Bufalino, L'amaro miele" 
ed. Einaudi, 1996.






7 aprile 2015

Il gatto in un appartamento vuoto


Morire - questo a un gatto non si fa.
Perché cosa può fare il gatto
in un appartamento vuoto?

Arrampicarsi sulle pareti.
Strofinarsi tra i mobili.
Qui niente sembra cambiato,
eppure tutto è mutato.
Niente sembra spostato,
eppure tutto è fuori posto.

E la sera la lampada non brilla più. 
Si sentono passi sulle scale, 
ma non sono quelli.

Anche la mano che mette il pesce nel piattino
non è quella di prima. 
Qualcosa qui non comincia
alla sua solita ora.
Qualcosa qui non accade
come dovrebbe.

Qui c'era qualcuno, c'era,
e poi d'un tratto è scomparso,
e si ostina a non esserci. 
In ogni armadio si è guardato.
Sui ripiani è corso. 
Sotto il tappeto si è controllato.
Si è perfino infranto il divieto
di sparpagliare le carte.

Cos'altro si può fare.
Aspettare e dormire. 
Che provi solo a tornare,
che si faccia vedere.

Imparerà allora
che con un gatto così non si fa.

Gli si andrà incontro
come se proprio non se ne avesse voglia,
pian pianino,
su zampe molto offese.
E all'inizio niente salti né squittii.





Wislawa Szymborska
da “Koniec i poczontek” (Fine e principio), 1993

3 aprile 2015

La mattina di Pasqua


La mattina di Pasqua nel mio prato
un uovo arcobaleno ho trovato,
era un uovo profumato e strano
non più grande di una mano.

Quando l’ho aperto, con stupore
ho trovato sorprese d’ogni colore:
giallo il sorriso d’un cinesino,
rosso il canto di un algerino,

azzurro il sorriso di uno svedese,
verde la capriola di un portoghese,
violetta la danza di mille bambine,
indaco i suoni di mille ocarine.

E arancione rotondo e paffuto
un sole caldo di benvenuto,
un sole caldo paffuto e rotondo
uguale per tutti i bimbi del mondo.




E. Bellini

28 marzo 2015

I RICORDI MI VEDONO

I RICORDI MI VEDONO




Un mattino di giugno, troppo presto
per svegliarsi, troppo tardi
per riprendere sonno.

Devo uscire nel verde gremito
di ricordi, e mi seguono con lo sguardo.

Non si vedono, si fondono totalmente
con lo sfondo, camaleonti perfetti.

Così vicini che li sento respirare
benché il canto degli uccelli
sia assordante.



Tomas Gosta Transtromer (da Poesia dal Silenzio, 1966)

(Stoccolma, 15 aprile 1931 - 26 marzo 2015, scrittore, poeta, premio Nobel 2011)