17 dicembre 2016

Adesso


Adesso è il momento di fare ciò che ti piace.
Non aspettare lunedì, non aspettare domani.
Non fare allungare davanti a te la carovana
di sogni calpestati. Non aspettare.
Non frenarti per paura o viltà.
Non posporre la vita con altra morte,
e non aspettare niente dalla sorte
che non sia più della tua tenacia e della tua energia.
Se il tuo sogno è bello, dagli forma
come il torrente scava le sponde;
come il vento che vive e si trasforma.
E perché tutto risulti come tu vuoi,
detta tu stesso le tue regole
e converti il tuo autunno in primavera.



Ivan Malinowski 1926-1989

25 ottobre 2016

con approssimazione


"Chi agisce con approssimazione si abitua anche a parlare con approssimazione, e il parlare grossolano, impreciso e sciatto coinvolge in questa indeterminatezza anche il pensiero.

Non permettete a voi stessi di pensare in maniera grossolana.

Il pensiero è un dono di Dio ed esige che si abbia cura di sé. 

Essere precisi e chiari nei propri pensieri è il pegno della libertà spirituale e della gioia del pensiero."



Pavel Florenskij "Non dimenticatemi" (1933-1937)



21 settembre 2016

la città


Hai detto: "Per altre terre andrò, per altro mare.
Altra città, più amabile di questa, dove
ogni mio sforzo è votato al fallimento,
dove il mio cuore come un morto sta sepolto,
ci sarà pure. Fino a quando patirò questa mia inerzia?
Dei lunghi anni, se mi guardo attorno,
della mia vita consumata qui, non vedo
che nere macerie e solitudine e rovina."

Non troverai altro luogo non troverai altro mare.
La città ti verrà dietro. Andrai vagando
per le stesse strade. Invecchierai nello stesso quartiere.
Imbiancherai in queste stesse case. Sempre
farai capo a questa città. Altrove, non sperare,
non c'è nave non c'è strada per te.
Perché sciupando la tua vita in questo angolo discreto
tu l'hai sciupata su tutta la terra.




Konstantinos Kavafis (1863-1933)

14 settembre 2016

Padri, figli, narcisismo e famiglie ipermoderne


"Lo scacco, l'insuccesso, il fallimento dei propri figli sono sempre meno tollerati. Di fronte all'ostacolo la famiglia ipermoderna si mobilita, più o meno compattamente, per rimuoverlo senza dare il giusto tempo al figlio di farne esperienza. Le attese narcisistiche dei genitori rifiutano di misurarsi con questo limite attribuendo ai figli progetti di realizzazione obbligatoria. Conta [...] la necessità di occultare ogni imperfezione. 

I genitori di oggi sono terrorizzati dalla possibilità che l'imperfezione possa turbare l'apparizione del loro figlio come ideale. E' un nuovo mito della nostra civiltà: dare ai figli tutto per poter essere amati, coltivare il loro essere come capace di prestazione per scongiurare l'esperienza del fallimento. Ne consegue che i nostri giovani non sopportano più lo scacco perchè a sopportarlo sono innanzitutto i loro genitori. Il principio di prestazione ipermoderno è un principio di affermazione dell'io. Ma siamo sicuri che il successo dell'io si accompagni alla soddisfazione?"




Massimo Recalcati, Cosa Resta Del Padre, La paternità nell'epoca ipermoderna. 
Raffaello Cortina Editore, Milano, 2011


20 luglio 2016

Questo odore marino


Questo odore marino
che mi rammenta tanto
i tuoi capelli, al primo
chiareggiato mattino!

Negli occhi ho il sole fresco
del primo mattino. Il sale
del mare …

Insieme,
come fumo d’un vino,
ci inebriava, questo
odore marino.

Sul petto ho ancora il sale
d’ostrica del primo mattino.






Giorgio Caproni - da Poesie sul Mare. Ballo a Fontanigorda e altre poesie. Genova (1938)

Nella foto in alto: Arco dell'Elefante - Isola di Pantelleria - (TP)

23 giugno 2016

Mio padre è stato per me “l’assassino”


Mio padre è stato per me “l’assassino”,
fino ai vent’anni che l’ho conosciuto.

Allora ho visto ch’egli era un bambino,
e che il dono ch’io ho da lui l’ho avuto.
Aveva in volto il mio sguardo azzurrino,
un sorriso, in miseria, dolce e astuto.

Andò sempre pel mondo pellegrino;
più d’una donna l’ha amato e pasciuto.
Egli era gaio e leggero; mia madre
tutti sentiva della vita i pesi.

Di mano ei gli sfuggì come un pallone.
“Non somigliare - ammoniva - a tuo padre”.
Ed io più tardi in me stesso lo intesi:
eran due razze in antica tenzone.




Umberto Saba, Il canzoniere sezione Autobiografia,
Einaudi, Torino 1978

Nell'immagine: Giorgio de Chirico, Il figliol prodigo, 1922
Milano - Museo del Novecento

13 maggio 2016

Era di maggio



Era di maggio. Il pomeriggio afoso
sembrava interminabile. La terra riarsa
si spaccava nel gran caldo, assetata.

Dalla riva del fiume udii una voce
che gridava: “Vieni, tesoro mio”.
Chiusi il libro e aprii la finestra
per guardare fuori.

Vidi presso il fiume un grande bufalo, coperto di fango,
che guardava in giro con occhi placidi e pazienti;
un ragazzo, nell’acqua fino al ginocchio, lo chiamava
per farlo bagnare.

Sorrisi compiacente ed ebbi un senso di dolcezza
che m’invase il cuore.



Rabindranath Tagore (1861-1941), Premio Nobel per la letteratura nel 1913 -
tratta da "Il Giardiniere".

9 marzo 2016

Tu devi mutarla, la tua vita.

Torso arcaico di Apollo




Non conoscemmo il suo capo inaudito
e le iridi che vi maturavano. Ma il torso 
tuttavia arde come un candelabro 
dove il suo sguardo, solo indietro volto,
resta e splende. Altrimenti non potrebbe abbagliarti
la curva del suo petto e lungo il rivolgere
lieve dei lombi scorrere un sorriso
fino a quel centro dove l'uomo genera.

E questa pietra sfigurata e tozza
vedresti sotto il diafano architrave delle spalle,
e non scintillerebbe come pelle di belva,

e non eromperebbe da ogni orlo come un astro:
perché là non c'è punto che non veda
te, la tua vita. Tu devi mutarla.




Rainer Maria Rilke 









24 febbraio 2016

il ramo rubato - il corpo chiaro della Primavera


Nella notte entreremo

a rubare

un ramo fiorito.

Passeremo il muro,

nelle tenebre del giardino altrui,

due ombre nell'ombra.

Ancora non se n'è andato l'inverno,

e il melo appare

trasformato d'improvviso

in cascata di stelle odorose.

Nella notte entreremo

fino al suo tremulo firmamento,

e le tue piccole mani e le mie

ruberanno le stelle.

E cautamente

nella nostra casa,

nella notte e nell'ombra,

entrerà con i tuoi passi

il silenzioso passo del profumo

e con i piedi stellati

il corpo chiaro della Primavera.




Pablo Neruda






5 febbraio 2016

Devo molto a quelli che non amo


Devo molto
a quelli che non amo.

Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.

La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.

Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l'amore non può darlo,
né riesce a toglierlo.

Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come una meridiana,
capisco
ciò che l'amore non capisce,
perdono
ciò che l'amore mai perdonerebbe.

Da un incontro a una lettera
passa non un'eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.

I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi.

E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che trovi sui ogni atlante.

È merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perché mobile.

Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.

"Non devo loro nulla" –
direbbe l'amore
sulla questione aperta.





 Wislawa Szymborska 

2 febbraio 2016

sull'amore e la sua giusta distanza ...

Amatevi vicendevolmente, ma il vostro amore non sia una prigione.

Lasciate piuttosto un mare ondoso tra le  due sponde delle vostre anime. 

Riempitevi a vicenda la coppa, ma non bevete da una sola coppa. 

Scambiatevi a vicenda il pane, ma non mangiate dello stesso pane.....

E state insieme ma non troppo vicini... la quercia e il cipresso non crescono l'una all'ombra dell'altro.




"Il Profeta" di G.K.Gibran.


 

14 gennaio 2016

Il sogno giusto


Se faccio un sogno, e poi
me ne nascono versi,
quei versi sono il sogno
che sognate con me.

Attenti ad incarnarvi
nel sogno giusto. 

Nascono da una pagina scritta, 
in fitta schiera, 
mostri, presagi o angeli.




Maria Luisa Spaziani

7 gennaio 2016

Poesia per l'anno nuovo

Lo zampognaro



Se comandasse lo zampognaro
che scende per il viale,
sai che cosa direbbe
il giorno di Natale?




Voglio che in ogni casa
spunti dal pavimento
un albero fiorito
di stelle d'oro e d'argento.




Se comandasse il passero
che sulla neve zampetta
sai che cosa direbbe
con la voce che cinguetta?




Voglio che i bimbi trovino,
quando il lume sarà acceso,
tutti i doni sognati,
più uno, per buon peso.




Se comandasse il pastore
dal presepe di cartone
sai che legge farebbe
firmandola col lungo bastone?




Voglio che oggi non pianga
nel mondo un solo bambino,
che abbiano lo stesso sorriso
il bianco, il moro, il giallino.




Sapete che cosa vi dico
io che non comando niente?




Tutte queste belle cose
accadranno facilmente;
se ci diamo la mano
i miracoli si fanno
e il giorno di Natale
durerà tutto l'anno.




Gianni Rodari